Da Capo a Bocca Viaggio lento lungo l’Arno
Nel tempo che ci metteva un tronco col fiume in piena dal Falterona a Pisa
A piedi, in bici, in barca a raccogliere storie che non stanno mai ferme a farsi raccontare
Simona Baldanzi, scrittrice (www.simonabaldanzi.it)
e tre amici del CAI di Bologna, Sergio, Marinella e Paolo
FB: Maldifiume acqua, passi e gente d’Arno
Mail: info@simonabaldanzi.it
30 aprile. La notte sul Falterona. Cena e racconti preparatori presso il rifugio CAI STIA Passo della Calla.
1 maggio. Dalla sorgente a Stia. Capo d’Arno-Lago degli idoli- Vallucciole- Mulin di Bucchio-Stia. Cena con racconti a Mulin di Bucchio.
2 maggio: Parchi d’Arno nel Casentino. Ponte a Buriano-Rondine. Pranzo e racconti a Rondine Centro per la Pace. Oasi di Bandella- Valle dell’Inferno con barchetto elettrico. Cena con racconti a Monticello.
3 maggio: Il Valdarno. Montevarchi-Figline. Torricella-Madonnino-Rignano. Cena e chiacchiere a Rignano.
4 maggio: L’arrivo della Sieve. Pontassieve-Gualchiere-Ellera-Compiobbi-Firenze Sud. Cena e chiacchiere a Firenze.
5 maggio: Firenze e le Signe. Lungarni di Firenze-Signa. Barchetto renaioli su un pezzo di città (si contattano qualche giorno prima per sapere se è pronto) Cena e racconti a Signa.
6 maggio: Da Montelupo a Santa Croce. Montelupo-Limite; Empoli-Santa Croce. Cena e chiacchiere al ristorante i Canottieri di Santa Croce.
7 maggio: Verso Pisa. Parco fluviale di La Rotta-Laghi Braccini- Pontedera- Calcinaia-Cascina-Pisa. Cena e chiacchiere al Ristorante Il Giardino del Colombre di Pisa.
8 maggio: Verso il mare. Pisa- San Rossore- mare (Battello, pulmino elettrico e passeggiata verso il mare)
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Collaborazioni per la raccolta di racconti e l’accoglienza nei vari territori:
Toscana Promozione, Fondazione Baracchi Giuseppe e Adele di Bibbiena, Confraternita di Romena, Centro culturale Casentino, Casentino che cambia, Centro rifugiati Liberamente, Acqua coltura Mulin di Bucchio, Società del mutuo soccorso del Lanificio di Stia, CAI Stia, Museo di Alcedo Ambiente Parchi d’Arno, Compagnia dei Pellegrini Erranti di Rignano, La Formica di Rignano, Valdarno in bici, Pro Loco di Compiobbi, To Florence Il Mulino di Firenze, Associazione renaioli di Firenze, Canottieri Comunali di Firenze, Coltivare con l’Arno, Mamme No inceneritore, Comune di Signa, Andrea Gasparri, Veglie paesane Arci Montelupo, Canottieri e Museo maestri d’ascia di Limite, Associazione Arno di Empoli, Camera del lavoro CGIL di Empoli, Pro Loco Santa Croce sull’Arno, Comune di Santa Croce sull’Arno, Il Mattone associazione culturale che gestisce il Museo dei Mattonai La Rotta di Pontedera, Cantieri osso del Cane associazione teatrale di Pontedera, Ente Parco di San Rossore, Centro visite Parco San Rossore, Top 5 Viaggi di Pisa, Canottieri Cus di Pisa, Associazione culturale Artiglio di San Giuliano Terme Pisa, Parteciparno di Pisa …Tante e tanti che mi hanno già raccontato e quelli che incontreremo strada facendo.
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Il progetto
L’Arno da Capo a Bocca
Una ricerca di comunità a piedi
Progettando una camminata lungo l’Arno
Durata: circa 8-9 giorni, come il tempo che occorreva a un tronco di legno del Falterona per arrivare a Pisa in tempi di piena
“Gli italiani mettevano tutto in un barattolo” mi disse un uruguayano di oltre novantanni una calda notte di febbraio mentre bevevamo margaritas che preparava suo nipote. Si ricordava bene le prime migrazioni e gli italiani erano quel popolo che conservava tutto nei barattoli: pomodori, marmellate, conserve di ogni tipo. Quando ero arrivata a Pasos de Los Toros facevano 42 gradi e il paese pareva disabitato. I negozi erano chiusi, le strade erano strisce roventi di asfalto e non trovavo nessuno neanche per una bottiglia di acqua. Finalmente un passante si fermò a sentire cosa volevamo. Ci guardò con stupore e ci disse che erano tutti al fiume. Quale fiume? El Rio Negro. Ci indicò la via, oltre la scultura del grande toro che dava il nome al paese. Facemmo una ventina di minuti sotto il sole, ma quando arrivammo fummo inondati dal verde e dall’allegria. Donne, uomini, bambini, anziani, stavano tutti lì. In acqua o sulle rive di quel fiume verde scuro colmo di piccole alghe che parevano mate, circondato di verde che calmava la sete e il caldo, pareva di stare in una laguna incantata. Il piacere che provai a fare il bagno lì me lo ricordo ancora a distanza di anni. Come ricordo i racconti del nonno di Santino, che aveva vissuto facendo il calciatore e che segnava date e goal sul guscio di una tartaruga. Un guscio che aveva trovato durante l’alluvione del Rio Negro e che me lo portò lì sul tavolo, insieme ai margaritas, come seguisse una traccia per raccontare.
Ancora non lo sapevo, ma il primo momento in cui ho iniziato a sedimentare pensieri intorno a una camminata lungo l’Arno, è stato lì, in Uruguay, a migliaia di chilometri lontano da casa. Quel Rio Negro che mi aveva accolta a quel modo mi poneva ondate di domande. Cosa è l’Arno per noi? Cosa è diventato? Come è cambiato? Noi che mettiamo tutto nei barattoli, che prepariamo riserve, che siamo bravi a conservare, cosa ce ne facciamo oggi di questo fiume? Non mi interessa cercare storie per metterle sottovuoto e non aprirle mai. Non voglio fare una camminata di memoria. Voglio capire cosa c’è adesso, come viviamo questo fiume che passa paesi, parchi, città, che si muove vicino a ferrovie, autostrade, che sibila sotto i ponti, che divide comunità in due rive, che attrae e spaventa insieme.
Piano piano, negli anni è maturata l’idea di imbastire un viaggio lento lungo l’Arno dalla sorgente al mare. Forse diventerà un mix fra camminata, treno, bici, barca, dipende dalla disponibilità delle persone lungo i territori, dei contatti intrapresi, degli entusiasmi incontrati. La sto progettando insieme ai due amici del CAI, Sergio e Marinella con i quali avevo camminato per fare la Barbiana- Monte Sole, quel tratto che attraversa l’Appennino Tosco romagnolo che ho raccontato nel libro “Il Mugello è una trapunta di terra” di Laterza (info sul sito: www.simonabaldanzi.it).
Questi due miei amici sensibili alle storie oltre che all’ambiente, sono abituati alle montagne, ai sentieri tracciati col bianco e il rosso e il fiume è inusuale: per questo sto contattando amici, conoscenti, persone che nello specifico possono aiutarmi, che ruotano intorno al fiume per costruire insieme il progetto. Non si tratta infatti di fare soltanto un percorso, di capire quali tratti siano praticabili, di avere coordinate gps, ma sono alla ricerca di storie e di trasformazioni come la sete che mi muoveva a Pasos de Los Toros e che mi ha fatto arrivare a fare un tuffo nel Rio Negro. Cerco i cambiamenti sociali dei territori lungo il fiume, soprattutto quelli legati al mondo del lavoro (penso alle varie realtà industriali, alcune convertite in musei, altre che vivono una seconda vita, altre ancora di sviluppo più recenti) e al modo di vivere il fiume. L’Arno è molto antropizzato (autostrade, treni, viadotti ecc.) e da tempo si parla di una ciclabile lungo le sponde fino al mare, ma per molti tratti questo progetto ancora appare una chimera. Mi piacerebbe poter raccogliere testimonianze delle persone per cui l’Arno è vita, è quotidiano, è voglia di futuro. Un cammino intimo, eppure aperto alle esperienze e alle comunità, che vuole ingrossarsi mentre va, come l’Arno. Un cammino per esorcizzare anche le paure legate al fiume, all’acqua che si muove e non ci lascia mai davvero stabili e sereni, che può calmarsi, che può correre velocissima, che può sfondare argini, che ci può alluvionare e portarci via tutto, che può creare energia, che può farci divertire e disperare. Un cammino di racconti che non vuole essere un barattolo di memoria, ma una conserva da aprire e gustare per capire se è ancora possibile, intorno all’Arno, sentire un coro di voci, di idee e di progetti che sa di bene comune, di comunità e di futuro.
Il progetto, dopo la camminata e la raccolta di storie che avverrà non solo durante quegli 8-9 giorni, ma grazie anche ad incontri e sopralluoghi mirati, vedrà infine l’uscita di un libro per Ediciclo, in una nuova collana curata da Luigi Nacci.