Simona Baldanzi

IN MEMORIA DI PIETRO MIRABELLI

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“Pietro non ne uscirete se non lo volete tutti insieme, qua...come nei cantieri. - Eh...- sospira Pietro mentre guarda verso la Sila. E lo sento che si allontana, che mi sfugge, che mi sta lasciando sola mentre non trovo riparo neanche nella bellezza di un albero in fiore che ho di fronte.”
(Figlia di una vestaglia blu, 2006)

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Figlia di una vestaglia blu

Figlia di una vestaglia blu

Fazi editore – collana LE VELE – 2006

Ovunque nei paraggi ci stava una vestaglia blu, non solo a Barberino. E come sciami arrivavano puntuali alle otto di mattina. Ci sono quelle che non ci lavorano più da una vita, ma che mia mamma continua a sentire, ancora amiche: la Simonetta di Castiglione e la Franca di Sant’Agata. Ed ho nominato quelle di sempre, quelle che ricordo.

Figlia di operai, marcata come i jeans Rifle che la sua mamma ha cucito in fabbrica cinque giorni a settimana per più di trent’anni, Simona decide di scrivere una tesi di laurea sui minatori che forano le montagne del Mugello per far passare, come una pallottola, il treno ad alta velocità. L’ingiustizia sui deboli li accomuna: lei è ferita, la sua terra sanguina acqua e quei lavoratori in galleria, lontani da casa, isolati in campi base, soffrono. In questa ricerca fatta di cantieri difficilmente accessibili, tute arancioni che parlano dialetti del sud, polvere da ingoiare, Simona, “la ragazza dei questionari”, incontra volti combattivi e dolenti, colori, parole che le fanno ripensare ossessivamente alla sua giovane e semplice vita, al suo paese e i suoi personaggi, alla sua umile famiglia, ma anche a quel covo di dolore custodito per sua mamma che la spinge a indignarsi e a lottare. In una coscienza che non è solo di classe, ma anche la sua. Tra Ken Loach e Michael Moore, Simona Baldanzi scrive un lungo monologo ossessivo dove tutto sembra scorrere lì, in presa diretta, sotto ai nostri occhi. Un romanzo operaista moderno, una storia di lotta e di fatica, disfatta e resistenza umana, di donne in catena e uomini sottoterra, che nonostante tutto non vogliono farsi “mettere sotto”.

LA FABBRICA


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VESTAGLIE BLU A MORIANO


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30/4-8/5: Da Capo a Bocca Viaggio lento lungo l’Arno

30/4-8/5: Da Capo a Bocca Viaggio lento lungo l’Arno
Nel tempo che ci metteva un tronco col fiume in piena dal Falterona a Pisa A piedi, in bici, in barca a raccogliere storie che non stanno mai ferme a farsi raccontare

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  • Ovunque nei paraggi ci stava una vestaglia blu, non solo a Barberino. E come sciami arrivavano puntuali alle otto di mattina. Ci sono quelle che non ci lavorano più da una vita, ma che mia mamma continua a sentire, ancora amiche: la Simonetta di Castiglione e la Franca di Sant’Agata. Ed ho nominato quelle di […]

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    Figlia di una vestaglia blu
  • Ero fermamente convinta che sarei diventata un’eroina contro tutte le ingiustizie, anche quelle d’amore. Ogni volta mi volevo mascherare per carnevale da principe azzurro e la mamma e la nonna protestavano dicendomi che è il principe azzurro che salva la principessa. E io rispondevo: io mi voglio salvare da sola.

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    Bancone verde menta
  • Ogni volta che vedo salire su una jeep o un piccolo furgone i minatori che vanno verso la galleria e mi salutano dai finestrini, mi chiedo se staranno nell’ “arca”. La chiamano così quella sorta di scatola bunker dove si rifugiano i lavoratori mentre fuori salta l’esplosivo per far avanzare lo scavo in galleria. Come […]

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    Mugello sottosopra
  • «Ero stanca del Mugello, di questa terra-cantiere che si trasforma per rimanere sempre come è. Una terra di transito, stronza, senza carattere. Non ne potevo più di difendere qualcosa senza colonna vertebrale. Difenditi da sola. Questo, alla fine, le volevo dire, andandomene, come quando si sbatte la porta e si dicono cose forti e ridicole. […]

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    Il Mugello è una trapunta di terra

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